lunedì 20 febbraio 2012

Curiosità: storia della notazione musicale

Ecco alcuni brevi spunti per musicisti curiosi sulla storia della notazione musicale (tratto dal sito Fondazione Premio Altino).


"La scrittura musicale nel tempo" 

La scrittura musicale si è evoluta nel tempo, durante il quale si sono codificati gli elementi primari (altezza, durata, intensità e timbro) e secondari (linee, segni, parole, abbreviazioni, numeri e segni grafici).
La notazione alfabetica costituì la più antica forma di scrittura musicale.
I suoni venivano rappresentati tramite lettere dell’alfabeto collocate sopra le sillabe da cantare, mentre i valori erano raffigurati da linee e punti posti sopra le lettere stesse.

Questo sistema greco fu poi adottato dai latini e successivamente trasmesso agli studiosi del medioevo. Solo verso l’VIII secolo presero forma i segni sonori, detti neumi e scritti sopra il testo letterario.
Indicavano approssimativamente l’andamento della melodia.


Al sistema della notazione neumatica (con varie proposte di segni sonori tra l’VIII e l’XI secolo) subentrarono alcuni tentativi di perfezionamento per fissare con più precisione l’altezza dei suoni.

Il primo fu quello di utilizzare sul testo da cantare una linea rossa, di nome FA per definire un punto di riferimento.
I neumi posti sopra alla linea indicavano i suoni più acuti, mentre quelli sotto, i suoni più gravi.

Pur facendo uso della linea rossa l’altezza sonora era molto approssimativa.
In seguito si aggiunse una seconda linea di coloro giallo di nome DO e via via altre linee fino ad  arrivare al tetragramma perfezionato dal teorico benedettino GUIDO D'AREZZO.


Con il tetragramma rosso si scrive ancor oggi il gregoriano, il canto monodico della liturgia cattolica.

Ben presto le linee si scrissero anche in nero e, per dare il giusto punto di riferimento ai neumi, si ricorse all’uso delle lettere chiavi tratte dalla notazione alfabetica.
(...) Con la notazione neumatica inserita nel tetragramma si risolve l’altezza, mentre rimane aperto lo studio per definire la durata dei suoni.
Per risolvere il problema della durata furono usati inizialmente simboli grafici come:


e successivamente anche note bianche per indicare diversi valori.

Intanto aumentarono le linee destinate a precisare nuove altezze sonore.

Nel cinquecento, con il sommo teorico musicale Giuseppe Zarlino, si definì il nostro attuale pentagramma musicale con l’uso di segni grafici o figure musicali per rappresentare suoni e momenti di silenzio di varia durata, la divisione delle misure mediante lineette verticali, la settima nota SI e altri elementi secondari.

Con l’invenzione della stampa (sec. XVI) prese definitivamente forma la grafia sonora tonale, che ha contribuito alla nascita di grandi capolavori della musica europea e all’evoluzione del linguaggio musicale, che si è sempre più raffinato. (...)
Articolo completo leggibile a questa pagina.

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